Mongol Rally: il viaggio ai confini del mondo di Giulio e Giuseppe
Vi ricordate di Giulio, Giuseppe e Rebecca, la loro Panda-carrarmato? Ve li avevamo presentati a luglio, alla vigilia della loro partenza per la Mongol Rally.
Ora che i motori si sono spenti abbiamo avuto il piacere di intervistarli, per farci raccontare la loro grande avventura ai confini del mondo.
Come è nata l’idea di partecipare a questo evento?
Beppe sogna il Mongol Rally fin da ragazzino ma solo quest’anno ha sentito che il momento giusto era arrivato. Quasi per caso ha contattato Giulio e il resto è venuto da se.
È una sfida molto impegnativa. Sopratutto con un auto come la vostra. Perché la scelta di questa macchina?
Gli organizzatori del Mongol Rally tengono molto all’idea di “avventura allo sbaraglio”, per cui richiedono che il mezzo abbia un motore inferiore ai 1200cc. Inoltre tutti i team italiani di edizioni passate con cui abbiamo parlato ci hanno suggerito di scegliere una macchina con meno elettronica possibile. In questo modo i meccanici di qualsiasi città nel mondo sapranno, bene o male, dove mettere le mani. Ma a guidarci nella nostra scelta è stato l’orgoglio italico che il mitico pandino suscita in noi.
C’è mai stato qualche momento in cui avete pensato di abbandonare?
Prima di partire, tra l’organizzazione del viaggio e la raccolta fondi, sono stati molti i momenti di sconforto in cui l’esperienza sembrava semplicemente irraggiungibile. Durante il viaggio invece, anche nella mala sorte, siamo sempre stati positivi e grintosi. Ce la siamo cavata con solo sette gomme bucate e un finestrino tenuto su da un cacciavite fin dalla Turchia. Abbiamo rischiato davvero solamente durante un guado nel cuore della Mongolia, dove la macchina si è spenta in mezzo al fiume. Fortunatamente siamo stati salvati da un trattore.
Il viaggio era previsto solo per l’andata e invece avete raddoppiato la percorrenza…
La pandina in qualche modo deve tornare a casa, ma spedirla in transiberiana costa 1.200 euro. Se si aggiungono i costi del volo di ritorno saremmo andati decisamente fuori budget. Arrivati in Mongolia abbiamo capito che il ritorno in macchina era una soluzione decisamente più economica. Ovviamente abbiamo scelto una rotta diversa dall’andata, decisamente più breve: solo 9.000 km attraverso la Russia. La noia si è fatta sentire eccome, ma il pensiero di una buona pizza italiana ci ha spronato a proseguire.
Un grande successo, bravi. E ora cosa avete in programma?
Ora bisogna affrontare l’inevitabile ritorno alla quotidianità. Per quanto riguarda i viaggi venturi si vedrà. Stiamo anche valutando di partecipare ad un altro evento organizzato dai ragazzi del Mongol Rally: la Ngalawa Cup, tre settimane dalla Tanzania allo Zanzibar a bordo di una piccola imbarcazione tradizionale a vela. Chissà…
Per leggere l’intervista completa non perdete il numero di ottobre di Consumatori, la rivista dei Soci Coop, nella sezione dedicata alla nostra cooperativa, disponibile dalla prossima settimana online e nei nostri punti vendita.