Fabio Fimiani, giornalista di Radio Popolare ma anche amico e collaboratore di Coop Lombardia per la rivista Consumatori, propone delle interessanti riflessioni sull’uso delle parole nel mondo dell’informazione e della comunicazione durante l’emergenza COVID-19.
Nei momenti di grande crisi e difficoltà come quelli che stiamo vivendo, le parole hanno una rilevanza molto significativa.
Riflettendo sull’emergenza sanitaria in corso, e su come è affrontata sui media, Fimiani sottolinea l’uso improprio di parole ed espressioni tecniche del mondo scientifico, associato alle persone colpite da questa terribile malattia.
Leggiamo di persone “contagiate” o “infette”, termini che sarebbe più corretto lasciare al personale sanitario, le persone sono, semplicemente, ammalate.
Il contrasto sanitario e le cure non sono una “guerra”, non ci sono trincee ed eroi, non ci sono competizioni sportive e atleti.
Ci sono professionisti che si stanno impegnando senza sosta, gli stessi che spesso, in altri momenti, sono stati criticati.
La comunicazione deve essere funzionale, essenziale e sobria. L’informazione deve essere pacata e contenuta, critica quando serve, senza la morbosità e l’enfasi dell’ultima notizia.
La comunicazione a cura di giornalisti ed esperti dovrebbe essere essenziale e sostanziale, controllata e al tempo stesso corretta affinché i destinatari ricevano un’informazione, una notizia, il più neutra possibile: dopo tutto stiamo vivendo un momento storico pieno di dolore che necessita rispetto ed elaborazione personale delle emozioni.
Più che delle parole per la Pandemia, abbiamo bisogno di Parole per la Cura: parole pensate per le persone, che diano colore, calore e forma alle emozioni e aiutino ad elaborarle per trovare la forza di affrontare intimamente e insieme ad altri questa emergenza, ognuno con il proprio ruolo.
Noi abbiamo scelto #cooperazione, e tu?