Per celebrare il Giorno della memoria, la ricorrenza internazionale per commemorare le vittime dell’Olocausto, il Comitato Soci di Milano Bonola ha organizzato il prossimo 29 gennaio alle ore 21 alla Cooperativa Labriola di via Falck 51, una serata di letture teatrali di testimonianze di donne segregate nei lager. La lettura teatrale, intensa e drammatica, ricostruisce con le lettere originali e le memorie delle deportate, le vicissitudini delle donne prigioniere nel campo di concentramento di Ravensbrück.
Il campo di concentramento si trovava a circa 80 chilometri a nord di Berlino, venne aperto il 15 maggio 1938. Concepito come campo di “rieducazione” per oppositori politici tedeschi, diventa in seguito un campo di concentramento prevalentemente femminile.
Il primo contingente femminile arrivò nel maggio del 1939, era costituito da circa 867 donne austriache e tedesche “ariane”, in gran parte di comuniste, socialdemocratiche e testimoni di Geova accusate di aver violato le Leggi di Norimberga sulla “purezza della razza”, avendo avuto rapporti con persone di “razza” inferiore a quella tedesca. Il 29 giugno 1939 giunse al campo anche il primo trasporto di circa 400 donne di etnia Rom e Sinti con i rispettivi bambini.
A partire dall’estate del 1942, le internate di Ravensbrück vennero usate anche come cavie umane dai medici del campo, per esperimenti pseudo-scientifici. Questo gruppo di donne, perlopiù giovani ragazze venne identificato con il nome “Lapines” (coniglie). Alla fine della guerra il campo ospitava all’incirca 45.000 internati, di cui circa 1.200 italiani, alcune sopravvissute diverranno testimoni preziose di quell’esperienza.
Il campo venne liberato dalla II° Armata sovietica il 30 aprile 1945. I russi vi trovarono 3.000 prigioniere scampate all’evacuazione, perché troppo malate o deboli. Poche ore dopo le unità sovietiche in avanzata riuscirono a salvare le superstiti della marcia della morte a Schwerin.
Dal giugno 2018, il Comitato internazionale di Ravensbrück è presieduto da Ambra Laurenzi, figlia della ex deportata Mirella Stanzione: si tratta del primo caso in cui una delegata italiana viene eletta alla presidenza di un comitato internazionale di un campo nazista.
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