In Bosnia Erzegovina la Cooperativa Insieme ha realizzato il sogno di ricostruire la pace con i piccoli frutti della terra.
Dall’ aprile del 1992, dopo il collasso della Jugoslavia, la Bosnia Erzegovina ha sofferto una sanguinosa guerra terminata nel novembre 1995. Tre anni e mezzo di guerra hanno prodotto: più di centomila morti; migliaia di scomparsi; più di due milioni di profughi; migliaia di persone con danni permanenti; economia ed infrastrutture distrutte. La guerra ha provocato un cambiamento della struttura demografica della popolazione, come risultato delle operazioni di “pulizia etnica”. Il comune di Bratunac si trova sulla riva occidentale della Drina, al confine tra la Bosnia Erzegovina e la Serbia, a pochi chilometri da Srebrenica, dove l’11 luglio 1995 l’esercito serbo bosniaco realizzò un massacro sistematico degli uomini musulmani, inclusi i giovanissimi e gli anziani. Le vittime stimate sono più di ottomila. Si è trattato di una strage di dimensioni inaudite, la più grande commessa in Europa dopo la seconda guerra mondiale. Come possiamo solo immaginare, il solco di odio e diffidenza reciproca tracciato nella popolazione è profondissimo. In questo contesto è nata la Cooperativa agricola “Insieme“ nel giugno del 2003 per iniziativa di dieci soci fondatori, in maggioranza donne. Il suo scopo dichiarato era favorire il ritorno a casa dei profughi e delle profughe e superare i mille ostacoli materiali e psicologici alla ripresa di una vita in comune, attraverso la diffusione dei valori del lavoro e della cooperazione. Rilanciare un’economia rurale sostenibile attraverso la riattivazione di un sistema microeconomico basato sulla coltivazione di piccoli frutti in fattorie di famiglia unite in cooperativa è la chiave per realizzare la riconciliazione superando le divisioni costruite dalla guerra.
Il rispetto e la fiducia reciproca che si ricreano nel lavoro e nel conseguimento di risultati positivi per tutti, sono il cemento che tiene insieme una comunità multiculturale nella regione di Bratunac e Srebrenica e che è oggi un esempio virtuoso per tutto il territorio dei Balcani. Oggi la Cooperativa riesce a sostenere i contadini nella fase della produzione e si occupa della raccolta, della surgelazione, della trasformazione e della vendita di prodotti derivati da piccoli frutti. La scelta dei piccoli frutti è coerente con la storia dell’agricoltura tradizionale dell’area, favorita da buone condizioni climatiche.
Questo splendido progetto è sostenuto da Alce Nero e da Coop, che distribuisce le marmellate “Frutti di pace” presso i supermercati e ipermercati della Lombardia.