Il progetto Life After, promosso da Arci Lombardia con il patrocinio e il sostegno del Comune di Milano, del Municipio 6 e di Coop Lombardia, prevede un fitto programma di eventi per raccontare, dalla viva voce dei suoi partecipanti e promotori, la “Carovana della Pace”, una manifestazione di solidarietà internazionale e di pacifismo unica nel suo genere, a cui hanno aderito alcune importanti organizzazioni della società civile milanese.
Nel settembre del 1991, dopo lo scoppio dei conflitti armati nei Balcani, le associazioni Arci, Cgil, Cisl, Acli decisero di partecipare all’iniziativa e di visitare le zone colpite dalla violenza dando voce ai pacifisti della ex Jugoslavia. Partirono circa 50 milanesi: esponenti delle associazioni promotrici e singoli cittadini, alcuni nativi o con parenti nei Balcani, come segno di un impegno concreto della città di Milano, impegno che nei drammatici anni che seguirono si confermò attraverso molte iniziative di solidarietà con le popolazioni vittime della guerra. Arrivati a Sarajevo, i cittadini contribuirono a creare una grande catena umana alla quale parteciparono gli abitanti della capitale della Bosnia.
La rassegna “Life After” ripercorre questa esperienza di solidarietà incontrando quei partecipanti e dialogando con loro in un fitto programma di appuntamenti in streaming sulla pagina Facebook di Life After, dal 29 marzo al 2 aprile. La Carovana della Pace rivive anche attraverso gli scatti fotografici raccolti in due mostre digitali: una di Mario Boccia che racconta i lunghi anni del conflitto, una di Gin Angri, Lucio Cavicchioni e Luigi Lusenti che ricorda la manifestazione attraverso una trentina di fotografie che riprendono i cittadini di Sarajevo partecipanti alla catena umana.
Ricordare a 30 anni di distanza quell’esperienza vuole dire non solo rivendicare l’orgoglio di una città che ha saputo trovare forza, solidarietà e idee ricostruendo molte delle infrastrutture della Bosnia Erzegovina, ma anche calarsi nel nostro presente. Un presente fatto di chiusure e incertezze a cui serve, dopo la disastrosa e luttuosa pandemia, rigenerarsi non solo in idee di speranza ma anche con atti concreti. Ecco perché tornare a quel settembre del 1991 è estremamente importante.