Viaggio della memoria a Mauthausen-Gusen

29 Maggio 2018

Viaggio della memoria a Mauthausen-GusenDal 18 al 20 maggio il nostro Comitato Soci di Novate Milanese, in collaborazione con il Comune, ha organizzato un viaggio alla scoperta del campo di concentramento di Mauthausen-Gusen.
Una guida ha condotto i partecipanti all’interno del lager nazista. Una fortezza in pietra, eretta nel 1938 in cima a una collina sovrastante la piccola cittadina di Mauthausen.
Considerato impropriamente come semplice campo di lavoro, fu di fatto un campo di punizione e annientamento attraverso il lavoro forzato nella vicina cava di granito, e la consunzione per denutrizione e stenti.

Giuseppe Labate, della Consulta Impegno Civile, ha partecipato a questo toccante viaggio e ha voluto condividere le sue emozioni.

Il viaggio della memoria, dal 18 al 20 maggio al campo di concentramento di Mauthausen-Gusen, ha avuto il pregio di trasmettere il valore del ricordo tra generazioni.
La presenza di tanti studenti, provenienti per la maggior parte dal Primo Levi di Bollate, è stata uno stimolo ad un confronto generazionale sul significato del “ricordo”, costituito non solo dalle parole, ma anche e soprattutto da sguardi tristi, voci sommesse e passi lenti.
Un’occasione per prendersi per mano e per abbracciare simbolicamente quei posti di dolore e sofferenze.
La corona di fiori deposta alle tante vittime è andata oltre la sacralità del gesto; ci siamo sentiti anche noi vittime.
E poi la poesia di Roberto Valsecchi ci ha fatto sentire orgogliosi di essere a Mauthausen in una splendida giornata di sole, preludio alla speranza che mai più possa accadere, davanti al “grande” salice, testimone di tutto quello che fu.

Il salice di Mauthausen di Roberto Valsecchi

Sole vero, no… qui non dovrebbe.
L’autunno giallo e rosso litiga con
il campo verde.
L’occhio divaga sul perimetro
e raffigura
sagome che corrono, lottano, sudano salute.
L’intuito suggerisce che si giocava a pallone.
La domenica
E l’area desolata dei malati? E dei russi il misero campo?
E la tribuna? E il giubilo del gol?
E la petraia crudele? E la scala della morte?
E i bambini che sognano di giocare all’ala?
Proprio mentre la tosse sfonda carcasse
che non sanno più neppure respirare.
Ora sei nel campo per destinazione,
ma allora, tu, grande salice dov’eri, piccolo?
Forse che occupi un dopo qualsiasi?
Lasciati scrutare, dimmi che c’eri,
che puoi testimoniare,
dimmi che ci hai sempre visto chiaro,
non lasciarmi solo a pensare
che l’orrore ghignante dribblava orrore silente
ficcando la palla nell’angolo, aspettando
un altro, consueto
lunedì di morte.

 

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