Riso Quanto: gli immigrati e il lavoro

17 Aprile 2025

Riso Quanto: immigrati e lavoroNei negozi Coop Lombardia è arrivato Riso Quanto, brand di riso biologico unico nel suo genere, che si distingue non solo per la bontà dei suoi chicchi, ma anche per la sua missione! Secondo Riso Quanto, infatti, il buon cibo va sempre accompagnato da una buona informazione. Per questo ha dato vita a “RISOrse”, un progetto editoriale con articoli e approfondimenti su temi di grande attualità e interesse, accessibile gratuitamente sul sito ufficiale di Riso Quanto
 
Ad esempio, ci si chiede spesso se gli immigrati ci rubino il lavoro.  
Negli ultimi decenni numerosi economisti hanno cercato di rispondere a questo interrogativo analizzando se e come l’aumento della popolazione immigrata possa influenzare salari e occupazione dei cosiddetti nativi (termine utilizzato da Riso Quanto per indicare i non immigrati). 
Per semplificare il ragionamento, immaginiamo un’economia composta da due categorie di lavoratori: quelli con un alto livello di istruzione e quelli con un livello più basso. In questo modello teorico, l’ingresso di immigrati, in genere meno istruiti, aumenta l’offerta di manodopera nelle mansioni a bassa qualifica. Questo può generare una pressione al ribasso sui salari di chi lavora in quei settori. Al contrario, i lavoratori più istruiti, meno numerosi, possono beneficiare di un aumento della domanda e, di conseguenza, di salari più alti. 

La realtà, però, è molto più complessa di così. L’arrivo degli immigrati non aumenta soltanto l’offerta di lavoro, ma stimola anche i consumi di prodotti e servizi, generando un incremento della produzione e, di conseguenza, della domanda di lavoro. Inoltre, spesso i lavoratori stranieri ricoprono ruoli meno ambiti dai nativi, che tendono a spostarsi verso settori diversi. Va poi considerato anche il fenomeno dello skill downgrading, ovvero la mancata valorizzazione delle competenze degli immigrati. In molti casi, infatti, le qualifiche ottenute nei Paesi d’origine non vengono riconosciute in quelli di destinazione, oppure la scarsa padronanza della lingua locale rappresenta un ostacolo. Così, anche persone altamente qualificate si ritrovano a svolgere lavori al di sotto delle proprie competenze. Questo significa che gli immigrati, seppure qualificati, non competeranno mai con i nativi più qualificati ma con quelli meno qualificati. Parallelamente, i nativi che si trovano nella parte più alta della distribuzione, beneficeranno dell’immigrazione con effetti positivi sui salari. 

Questi sono solo alcuni degli innumerevoli fattori di cui tener conto, ma possiamo affermare piuttosto tranquillamente che, come confermano numerosi studi, l’impatto dell’immigrazione sui salari e sull’occupazione dei nativi è molto limitato e in alcuni casi ha un effetto addirittura positivo. È quindi ora di sfatare un mito duro a morire: no, gli immigrati non ci “rubano” il lavoro

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